Necessità di una rete di centri di prima accoglienza
All’inizio del 2005, la Divisione dell’azione sociale, ufficio del Dipartimento Sanità e Socialità, ha presentato i risultati di una ricerca sui Senzatetto in Ticino. La ricerca scaturiva da una raccolta di firme, promossa dal Movimento dei Senza Voce, a favore della creazione di un Centro di prima accoglienza in Ticino, che potesse accogliere coloro che si trovavano a vivere momentaneamente per strada. Dalla ricerca è emerso che la mancanza di alloggio, nella maggior parte dei casi, è da ascrivere a un disagio socioeconomico, che genera comportamenti a rischio, disturbi psico-sociali, precarietà finanziaria, problemi legati alla migrazione e ai permessi, ecc…Tutte queste problematiche richiedono un intervento e una presa a carico immediati, pertinenti e coordinati.

Dai risultati della ricerca, è stato possibile evidenziare che in Ticino, ogni anno, centinaia di persone fanno richiesta di alloggi d’emergenza ad associazioni, parrocchie, istituzioni pubbliche o private. Questo stato di cose ci ha resi una volta per tutte coscienti del fatto che non esistono, per determinate fasce e tipologie di persone in difficoltà, risposte adeguate sul territorio cantonale.
Da questa constatazione ha preso vita la realizzazione di Casa Astra, che da quasi 7 anni offre i suoi servizi alle numerose persone in difficoltà, indirizzate dai servizi sociali, associazioni o privati. A Casa Astra queste persone hanno trovato ospitalità e aiuto per un nuovo progetto di vita o per lo meno l’occasione per ristabilire un minimo di progettualità e di autonomia nella propria esistenza, sempre in collaborazione con tutte le associazioni, enti e uffici operanti sul territorio.

Malauguratamente, la crisi economica, sia a livello locale che globale, sta portando un numero sempre maggiore di persone a vivere con problemi conseguenti a disoccupazione, turbe psichiche, dipendenze, rotture familiari, indebitamento, fuga da guerre e miseria, rendendo la necessità di ulteriori strutture di accoglienza sempre più evidente e urgente.
Di fatto sul territorio cantonale sono stati effettuati ulteriori tentativi: il dormitorio di Lugano e il centro per NEM. Strutture, queste ultime, che purtroppo non sono riuscite a sopperire, secondo noi, alle reali necessità.
Il dormitorio di Lugano aveva criteri d’entrata restrittivi: potevano accedervi persone con regolare permesso, prioritariamente domiciliate a Lugano, che fossero in grado di pagare la retta di 20 Franchi a notte. La permanenza nel centro è limitata alla sola notte. Dal dicembre 2010 il dormitorio è stato chiuso.
Il centro per persone con decisione NEM non è funzionato, fino alla sua chiusura, a causa delle condizioni d’accoglienza del tutto inadeguate alla “casistica” a cui si rivolgeva. Le ubicazioni infelici, in zone lontane dai centri urbani e scarsamente servite dai mezzi pubblici (Biasca, Rivera e Camorino), rendevano difficile l’accesso a persone che non conoscono il territorio e hanno difficoltà di spostamento. Un ulteriore ostacolo era dato dal fatto che, per accedere ai centri della protezione civile, bisognava fare richiesta alla polizia. Ovviamente le persone con decisioni NEM temono quest’ultima, in quanto nei loro confronti ha un ruolo repressivo, che talvolta ha derive poco rispettose della dignità umana. Anche la permanenza limitata a cinque giorni risulta assurda in un contesto di riprogrammazione della propria vita e nella eventuale attesa di un rientro volontario. I tempi burocratici per espletare tutte le pratiche sono maggiori a 5 giorni e coinvolgono più servizi cantonali e federali. Senza soluzioni adeguate si forzano queste persone alla clandestinità e all’invisibilità, portandole a correre gravi rischi per la loro sopravvivenza e a diventare facili prede dello sfruttamento da parte della delinquenza organizzata.
Altra struttura come ProFilia a Chiasso ospita quasi esclusivamente donne, ha a disposizione due letti per le emergenze legate a persone in transito in stazione e il fine settimana rimane chiuso. Emmaus dal canto suo ha una situazione molto migliore ma non può ospitare persone presenti senza permessi sul territorio e nemmeno persone con problemi di salute che non permettono loro di lavorare. Non possono inoltre ospitare donne sole o con bambini, anziani, nuclei familiari ecc.

Per coloro che invece, cittadini svizzeri o stranieri con permessi regolari, spesso, se provengono da esperienze di vita legate a dipendenze (fuori dai centri preposti al recupero), posseggono bassi profili professionali, oppure ancora fragilizzate da esperienze difficili, da lavoro precario e salari inadeguati, da problemi psicosociali ecc.. è indispensabile una stretta relazione d’aiuto e sostegno per provare a risalire la china e a riacquistare l’autonomia perduta, l’autostima sufficiente a perseguire un qualche reintegro sociale. Altre tipologie di ospiti si presentano con deficit limitati legati più ad un loro difficile rapporto con i servizi, una cattiva conoscenza dei loro diritti e doveri derivanti, che una effettiva incapacità di recupero, ma con competenze, qualifiche e progetti che potrebbero, se sostenuti adeguatamente, portare alla creazione di mini-imprese o perlomeno al loro reintegro nel mercato del lavoro. Altro aspetto positivo l’eterogeneità degli ospiti che si è rivelata, in questi quasi otto anni di lavoro a Casa Astra, felicemente positiva e feconda di inaspettati risultati di mutuo sostegno e solidarietà tra le persone.

Alla luce di quanto scritto, in quanto associazioni e individui sensibili a queste problematiche, riteniamo urgente la creazione di una rete di centri di prima accoglienza, gestiti con canoni sociali, facilmente accessibili e che ripristino la legalità in materia di diritti umani per chi si trova sul territorio cantonale, nel rispetto della Costituzione Federale (art.7 e 12), Cantonale (art. 6 e 16) e della Dichiarazione universale dei diritti umani, nelle quali si dichiara che ogni persona in difficoltà ha diritto ad un’assistenza minima per poter vivere dignitosamente, quindi almeno a soddisfare quei bisogni primari vitali quali pasti, un luogo dove ripararsi e rapporti sociali.